Situata su una collina della Serra de Monchique, Silves deve la sua fondazione e il suo sviluppo al fiume Arade, importante via di comunicazione che attirò i popoli che si insediarono in questi luoghi sin dall’Età del Ferro, 3.000 anni prima di Cristo. L’Arade fu anche la porta di ingresso per i romani che qui estraevano il rame e commercializzavano altri prodotti, come l’olio, il vino, la frutta secca e il sale. Nel V secolo giunsero i visigoti che rimasero solo fino all’VIII secolo, quando il territorio a sud cadde in mani musulmane, epoca in cui Silves conobbe una grande prosperità. Divenne allora un’importante città, capitale regionale del regno Taifa e polo commerciale e culturale. Fu rifugio di poeti, scienziati e letterati che le diedero il titolo di “culla della poesia arabo-andalusa”. Il castello e il Poço Cisterna sono le testimonianze giunte fino a noi di quel tempo. Silves venne conquistata definitivamente dal cristiano D. Afonso III, nel 1242. Con la promozione di Silves a vescovado, fu costruita la Sé, nel luogo in cui sorgeva la moschea. Nell’epoca delle Scoperte, molti dei suoi abitanti lavorarono sulle caravelle dell’Infante D. Henrique e si adoperarono per la difesa delle città portoghesi in Nord-Africa. La cittadina, che nel terremoto del 1755 riportò gravi danni, sarebbe rinata solo con la rivoluzione industriale, nel XIX secolo, in particolare con lo sfruttamento del sughero e la commercializzazione della frutta secca. Fu quindi costruito un nucleo di case appartenenti alla borghesia industriale emergente, tuttora rappresentativa del paesaggio urbano di Silves.
Sé Catedral de Silves
Silves divenne sede vescovile dopo la prima riconquista agli arabi nel 1189, ma la Sé sarebbe stata edificata solo nel XIII secolo, dopo la conquista definitiva, durante il regno di D. Afonso III. Il titolo fu conservato fino al XVI secolo, quando la sede fu trasferita a Faro. Durante quel periodo, 26 prelati si avvicendarono sulla poltrona vescovile.
Il tempio è in stile gotico, con modifiche e restauri posteriori, tra cui l’abside, composta da tre cappelle e il portico della facciata principale, inserito in un alfiz (riquadro che ospita il complesso scultoreo). L’accesso alla chiesa avviene attraverso un portale laterale sul lato sud, in stile rococò, costruito alla fine del XVIII secolo, noto con il nome di Porta do Sol.
All’interno si mescolano diversi stili architettonici. L’abside e il transetto ha cupole gotiche ogivali e gli altari laterali presentano la tipica decorazione barocca in legno intagliato. Si possono ancora vedere i sepolcri di Gastão da Ilha e João do Rego, alti funzionari nell’amministrazione della città nel Quattrocento, e di alcuni vescovi di Silves. Al centro dell’altare maggiore si trova la pietra tumulare del re D. João II, qui sepolto nel 1495, prima che le sue spoglie mortali fossero trasferite nel Monastero di Batalha, nel 1499. La chiesa fu dedicata a Nossa Senhora da Conceição, raffigurata nella cappella maggiore da un’immagine gotica. La Sé, al pari di gran parte degli edifici di Silves, è in arenaria rossa, il Grès di Silves, che con la sua tonalità rossastra caratterizza la città.
Una passeggiata per Silves non è completa senza una visita al Castello, uno dei più bei belvedere sulla città e sulla regione circostante. Il castello giunto sino ai giorni nostri è ciò che rimane del sistema difensivo che circondava Silves durante il periodo almoada della dominazione musulmana (XII-XIII secolo), con alcuni interventi conservativi voluti dai primi re portoghesi, dopo la riconquista cristiana del 1242. La struttura era costituita da diverse parti: l’Alcáçova (fortezza), le mura di Almedina, la Couraça (corazza), le mura di Arrabalde e alcuni fossati e barbacani che nel corso del tempo si sono integrati nel tessuto urbano.
Le mura avevano la forma di un poligono irregolare, con un rinforzo esterno costituito da undici torri di pianta quadrangolare. Quattro delle torri presentano modifiche effettuate nei secoli XIV e XV, in particolare sale a volta e porte gotiche ad arco spezzato. Le mura avevano due uscite, la principale che dava sulla medina (l’attuale città) costituita da una porta doppia, e un’altra più piccola rivolta a nord, con accesso diretto all’esterno, nota come Porta da Traição (porta del tradimento).
L’Alcáçova è l’area di maggiore importanza; vi si possono vedere due cisterne risalenti all’epoca dell’edificazione, il serbatoio progettato da Cisterna da Moura e la cosiddetta “Cisterna dos Cães” che si dice comunichi con il fiume. Gli scavi archeologici hanno portato alla luce una casa musulmana che si pensa sia il “Palácio das Varandas” (il palazzo delle terrazze), residenza del signore che governava questi territori, di cui si è trovato riscontro nei documenti dell’epoca. La costruzione è realizzata con un miscuglio di argilla, pietrisco, sabbia, calce e arenaria rossa della regione (grès di Silves) che conferisce all’edificio una tonalità rossastra. Il restauro più significativo del castello si inserisce nel quadro delle grandi opere conservative realizzate in Portogallo negli anni Quaranta. All’ingresso del Castello, vi è una statua che rende omaggio a D. Sancho I, il quale nel 1189 conquistò per la prima volta Silves agli occupanti almoadi, protagonisti dell’ultimo regno arabo della città, espulsi definitivamente dal territorio nel 1242.
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