Jebel Harim, che si traduce “montagna delle donne”, con i suoi 2000 metri è la vetta più alta del Musandam. La montagna prende il nome dai tempi in cui le donne locali si ritiravano in grotte per evitare di essere portate via dai pirati o dalle tribù rivali mentre i loro uomini erano lontani per lunghe spedizioni di pesca o di commercio. La cima vera e propria è sede di una stazione radar che monitora il traffico marittimo nello Stretto di Hormuz ed è vietata, anche se dalla strada si gode di una vista superba su tutto il territorio, con panorami mozzafiato fino a Khasab e in direzione di Dibba. Molte delle rocce che si trovano quassù sono anche costellate di fossili ben conservati, che offrono lo spettacolo straordinario di antiche creature sottomarine – molluschi, pesci, vongole e numerosi trilobiti – ora incongruamente arenate vicino alla cima di una delle montagne più alte dell’Arabia.

Allacciate le cinture per un’avventura in 4×4 a 6.000 piedi di altezza. Dalla città di Khasab, saliremo sulle montagne della penisola di Musandam, facendo tappa nei punti panoramici lungo il percorso. È previsto anche il villaggio di Sayah. Questo pittoresco borgo si arrampica sul fianco della collina ed è ancora occupato dai beduini che vivono nel deserto.

L’insediamento è famoso per le sue antiche petrografie – dipinti di 3.000 anni fa sparsi sulla parete rocciosa. Lungo il percorso si passa davanti a una notevole parete fossile, formata da quello che in origine era un pezzo di roccia del fondale marino e ricoperta da un denso strato di impronte fossili, tra le quali si distinguono chiaramente i contorni di granchi, stelle marine e conchiglie. Più tardi, ci avviciniamo alla cima del Jebel Harim. Naturalmente, le opportunità fotografiche da queste alture sono spettacolari, in particolare il Khawr Najid, un punto panoramico che si affaccia sull’Oceano Indiano.

Pernottamento in Hotel a Khasab.